domenica 13 marzo 2011

Viale: scacco allo spot nuclearista, referendum e amministrative il 12-13 giugno, se nonsi può il 15-16 maggio

Il presidente di Radicali Italiani, Silvio Viale, propone di unificare le elezioni amministrative con il referendum (12-13 giugno) se non è possibile unificare il referendum con le elezioni amministrative (15-16 maggio) .

Silvio Viale ha rilasciato la seguente dichiarazione:

La questione del nucleare in Italia non è affatto chiusa. Il governo fa bene a temere gli effetti psicologici degli eventi di Fukushima, perché mettono a nudo la debolezza della propria proposta neonuclearista fondata solo sulla propaganda ingannevole di una partita scacchi. «E tu sei a favore o contro l’energia nucleare o non hai ancora una posizione?» concludeva lo spot del Forum Nucleare Italiano, oggi sotto scacco. Bene, ora tocca al governo di fare in modo che gli italiani possano davvero rispondere alla domanda, perché Il referendum deve essere l’occasione per una seria riflessione sui rischi e sui costi del nucleare, senza cinismi e senza sciacallaggi. Il governo che ha proposto la costruzione di quattro centrali nucleari non può pensare di vincere il referendum con un trucco: se non è possibile unificare il referendum con le elezioni amministrative del 15-16 maggio, si unifichino le elezioni amministrative con il referendum del 12-13 giugno.

Torino, 13 marzo 2011.

sabato 12 marzo 2011

Nucleare, Viale: Veronesi, nulla da dichiarare? Election day per amministrative e referendum

Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani, invita il Prof Umberto Veronesi ad una seria riflessione e chiede al governo di unificare in un unico giorno le elezioni amministrative e i referendum.

Silvio Viale ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Le notizie che giungono dal Giappone impongono una riflessione sul programma neonuclearista del governo italiano. Lo impongono, in particolare, a Umberto Veronesi per la sua troppo entusiastica adesione. Condividendo con lui le stesse opinioni su quasi tutto, a parte appunto il nucleare, mi permetto di chiedergli se non abbia nulla da dichiarare? La domanda è se il nucleare convenga davvero? Se mantenere in sicurezza le centrali nucleari non renda antieconomico ogni investimento? Non si tratta di arroccarsi oggi sulle suggestive immagini di Fukushima, come mezzo secolo fa su Chernobyl, esasperando il pericolo delle centrali nucleari, ma di prendere atto che il nucleare non è la politica energetica migliore. Da ambientalisti, i radicali non hanno mai escluso che la ricerca possa un giorno ridurre davvero i rischi al minimo, ma non ci si può rinchiudere in atteggiamenti fideistici. Del resto con Veronesi abbiamo in comune la stessa fiducia nella scienza e nella ricerca scientifica, nonché le stesse battaglie peri diritti individuali, per cui mi auguro che Fukushima possa essere l’inizio di un confronto proficuo anche sul nucleare.

Per quanto riguarda il governo, dopo quello che è accaduto in Giappone, non vi sono più scuse per non assumersi la responsabilità di lasciare la parola ai cittadini, accorpando i referendum alle elezioni amministrative. Altrimenti, se il governo si arroga il diritto di decidere da solo, deve avere il coraggio di indicare subito i siti delle future centrali nucleari in Italia.

Torino, 12 marzo 2011.

mercoledì 9 marzo 2011

Radicali: caro Veronesi, il problema non è la paura ma la non economicità dell'investimento nucleare

Boni: “Se fosse vero quello che ci dice il Prof. Veronesi il mondo sarebbe pieno di centrali in costruzione; ma così evidentemente non è”

In risposta alle affermazioni di Umberto Veronesi sul nucleare interviene Igor Boni (Associazione radicale Adelaide Aglietta)

Se l’approccio fosse contrastare il nucleare per la paura di nuove Chernobyl starei dalla parte di Veronesi. Ma qui si tratta di rispondere ad una semplice domanda che è assolutamente centrale: il nucleare conviene? L’investimento necessario – per l’Italia si parla di 30/40 miliardi (!) di euro – considerando anche lo smantellamento delle strutture a fine vita, è compatibile con i benefici previsti? A questa domanda occorre rispondere mettendo anche sul piatto le carenze a livello mondiale di uranio (come Veronesi sa non tutto l’uranio è utilizzabile al fine di produrre energia nucleare) e, certo, la questione dello smaltimento delle scorie che è ad oggi semplicistico affermare che troveranno un sito europeo di stoccaggio. Detto questo, e senza alcuna preclusione ideologica, per quale motivo nel mondo (a parte qualche proclama) di centrali nucleari non se ne costruiscono a centinaia? Il motivo, lo ripeto, è economico. Costruire, mantenere in sicurezza, smantellare, trovare siti di stoccaggio, costa infinitamente di più oggi degli anni ’80 (proprio per i criteri di sicurezza inseriti nei progetti). Se ci sarà in futuro un nucleare di nuova generazione meno costoso e più efficiente, ben venga. Oggi con investimenti assai minori si potrebbe programmare una seria politica di efficienza e di risparmio, che rappresenta il vero perno su cui costruire un piano energetico nazionale.

3 marzo 2011

venerdì 14 gennaio 2011

Referendum antinucleare/Radicali: se vivessimo in una democrazia anzichè in un regme, gli Italiani confermerebbero il plebiscito antinucleare di 24 anni fa

OCCORRE RAFFORZARE DA SUBITO IL COMITATO ANTINUCLEARE PIEMONTESE.

Dichiarazione di Nathalie Pisano (segretaria Associazione Radicale Adelaide Aglietta) e di Giulio Manfredi (vice-presidente Comitato nazionale Radicali Italiani):

Se non vi saranno elezioni anticipate, i cittadini italiani saranno chiamati a votare entro metà giugno anche sul referendum antinucleare, promosso da Italia dei Valori. Se in Italia vi fosse un servizio pubblico di informazione non asservito alla partitocrazia; se in Italia le reti private non fossero per il 95% a disposizione del Presidente del Consiglio dei Ministri, notoriamente filo-nucleare; se, in definitiva, vivessimo in una democrazia anziché in un regime, siamo certi che i cittadini italiani, votando “SI’ all’abrogazione delle norme sulla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia nucleare in Italia, ribadirebbero il “NO al nucleare” espresso dall’80% di loro nel 1987, 24 anni fa, sull’onda del disastro di Cernobil (i cui effetti, giova ricordarlo, i cittadini ucraini, e non solo, pagano ancora oggi).

Vivendo, invece, in un regime, chiediamo: quanti milioni di euro ha investito finora il “Forum nucleare italiano” in spot televisivi e intere pagine sui quotidiani? Quanti milioni di euro intende spendere nei prossimi mesi? Continuerà a volersi spacciare come indipendente e obiettivo o, finalmente, tirerà giù la maschera e si rivelerà per quello che effettivamente è (basta andare sul sito e vedere chi sono i soci del forum), lo strumento con cui le multinazionali dell’atomo intendono abbindolare i cittadini italiani, cercando di convincerli che la scelta nucleare non è antistorica, costosa e pericolosa?

Intanto, da subito, occorre rafforzare il comitato antinucleare piemontese e occorre costituirne altri (trasversali e nonviolenti) in tutte le regioni coinvolte nel piano nucleare del governo.