Appello per la costituzione del Comitato

APPELLO PER LA COSTITUZIONE DEL COMITATO ANTINUCLEARE PIEMONTESE


Il Governo Berlusconi, sin dal suo insediamento, ha ripreso e rilanciato il progetto di un “nucleare italiano”, a cui - nel 1987 - i cittadini italiani avevano detto “NO” in modo chiaro e convinto, votando all'80% tre referendum promossi da un ampio comitato antinucleare.

L'obiettivo dichiarato che il Governo intende perseguire con un investimento pari ad almeno 30 miliardi di euro (che dovrebbero teoricamente arrivare da finanziamenti privati) è di coprire con il ricorso alla fonte nucleare, nel periodo 2020-2030, il 25% della nostra produzione elettrica. Dato che questa rappresenta il 18% del nostro fabbisogno energetico complessivo, il nucleare italiano finirebbe per assicurare, nel migliore dei casi, appena il 4,5% del consumo energetico nazionale!



A fronte di vantaggi così irrisori (superabili di gran lunga con una seria politica di efficienza e risparmio energetico e dall’impiego delle fonti rinnovabili: fronti su cui vi è un preciso impegno assunto in sede europea con obiettivo del 20-20-20 entro il 2020), la scelta di un ritorno al nucleare comporta costi e rischi che sono e rimangono elevati e duraturi: la proliferazione nucleare (anche il “modello francese” che ci viene proposto è indissolubilmente legato agli usi militari dell’atomo), l'impatto sul territorio (enormi consumi d'acqua per il raffreddamento del reattore), la sicurezza in epoca di terrorismo internazionale, il problema dello smantellamento delle centrali una volta concluso il loro ciclo di sfruttamento, la gestione dello smaltimento dei rifiuti radioattivi, il depauperamento della attrattività turistica del territorio e della genuinità dei prodotti agro-alimentari.

In questi due anni, al di là dei proclami, il Governo ha dimostrato di non sapere rispettare la “tabella di marcia” del proprio Piano Nucleare: anche per questo - con l’obiettivo di supportare un esecutivo inconcludente e per condizionare l’opinione pubblica italiana che ha ancora memoria e consapevolezza del rischio nucleare - lo scorso luglio diverse realtà economiche e accademiche hanno creato il “Forum Nucleare Italiano”, che si presenta come una potente “lobby nuclearista”, con il compito istituzionale ’di far cambiare idea agli italiani’ sull'opzione nucleare.

E' dunque necessario ed urgente che i cittadini, singoli e organizzati, che considerano la scelta del ritorno al nucleare sbagliata, pericolosa e pure costosa, si uniscano in “comitati antinucleari” a livello regionale, per mettere in comune ed ottimizzare le proprie forze e i propri saperi.

Questa mobilitazione è tanto più necessaria ed urgente in Piemonte, dove è stoccato oltre l’85% dei rifiuti radioattivi italiani e dove il Presidente della Regione Roberto Cota si presenta come il fautore del “nucleare senza se e senza ma”, a differenza dei governatori di tutte le altre regioni italiane, anche di centro-destra, che hanno invece avanzato obiezioni e distinguo, almeno alla localizzazione sul proprio territorio.

Facciamo appello, pertanto, ai cittadini e alle cittadine piemontesi affinché si costituisca nelle prossime settimane il COMITATO ANTINUCLEARE PIEMONTESE, aperto a tutte e tutti, senza alcuna preclusione ideologica, politica e partitica, rigorosamente nonviolento.

Riteniamo quanto mai importante e significativo lavorare assieme affinché il prossimo novembre, nel 23° anniversario di quei referendum antinucleari frutto della sinergia di tante persone e tante organizzazioni diverse e che crearono nel Paese un ampio e ricco dibattito, tale Comitato possa tenere la sua prima manifestazione pubblica per dire NO al Nucleare e SI ad una politica energetica fondata sul risparmio, sull'efficienza energetica e sullo sviluppo delle energie rinnovabili.